giovedì 16 aprile 2015

LA RESSURRECIòN DE JUANITA


Vi devo confessare una cosa. Sono rientrato in studio. Sto registrando!!! Sono vivo porca puttana!!! Sono finalmente rinsavito. Oppure sono passato fuori del tutto. Rinuncio al lavoro. Il mio vero lavoro è questo. Devo solo avere le palle per portarlo avanti e farlo fruttare. E ce le ho.
Mi spiace un po' per chi ha dovuto ingoiare una delusione non vedendomi partire per le Isole Tremiti, in particolare per coloro che a causa mia avevano già prenotato le proprie ferie estive in quel bellissimo posto. Più che altro mi dispiace per quel pullman di studentesse olandesi... va beh... sarà per la prossima...sarebbe stato l'ennesimo rimandare (affanculo) quello che realmente sono (o al momento credo di essere...).
Magari avrei passato una super estate esotica e avrei cannellato come un disperato ma non ci voglio pensare. Sono ancora in tempo per fare tutto ciò senza dover pulire cessi e piatti a turisti laidi e puzzoni.
Ora cambio discorso, dato che trovo estremamente controproducente tormentarsi con filosofie, teorie o cazzate varie. Molto meglio qualcosa tipo “Ora et labora”. Capisci molto di più della vita mentre ori (va bene qualsiasi orazione anche "viva la mona", purchè ti rappresenti), labori (non troppo mi raccomando...) e magari meglio ancora sbori pure.
E allora torno al mio laboro.

Vorrei approfittare del momento romantico (non so perché ma mi è venuto da scrivere così) per elogiare una mia compagna di avventure che da poco è rientrata a far parte della mia vita dopo un lungo periodo di rottura (nel vero senso della parola nel suo caso, nel senso di rottura dei coglioni nel mio...). Era da tempo ferita, ma pure trascurata, ignorata, derisa. Sostituita completamente da altre più giovani e professionali ma soprattutto più fredde, asettiche, molto più buone per circostanze “ufficiali” che non per attimi di pura anarchia creativa.
Eppure la maggior parte delle mie canzoni più fiche le ho scritte proprio con lei. Ci siamo girati mezzo mondo assieme. Abbiamo conosciuto tanta gente, abbiamo fatto tante cose. Ci siamo fatti dei superviaggioni psichedelici assieme da cui sono scaturite ballate che rimarranno nella storia (almeno nella nostra...). Mi ricordo come se fosse ieri il nostro primo incontro. Quando la vidi sul fondo di quel negozio di Aranjuez, con il suo bel vestitino scozzese (ora distrutto dalle intemperie) non seppi resistere, le chiesi se voleva venire via con me. La presi per mano, allungai qualche banconota al suo mecenate e ce ne uscimmo contenti come una Pasqua canticchiando “Pe' ffà la vita meno amara me so' comprato sta chitara...”. Grazie all'aiuto di un bravissimo mastro liutaio la signorina Juanita Admira Lòpez è tornata in forma quasi come ai vecchi tempi (anche se mi è stato intimato di trattarla come un cimelio...). è tornato il feeling tra di noi. Non stiamo componendo un cazzo però ci divertiamo insieme. Mi ha detto che sto giro però devo trattarla con più garbo e non lasciarla nelle mani di gentaglia dai modi bruti, come accadde più volte soprattutto negli anni 2009-2010, quando veniva letteralmente stuprata quasi quotidianamente da branchi di ubriaconi punkrock, piccoli delinquenti in crescita e immonde coverband di De Andrè. Talvolta fu accarezzata pure da grandi maestri delle sei corde. Ricordo una notte al lido di Pisogne dove Juanita finì nelle mani del grande bluesman Cek. Venne suonata anche da un Certo Misha, cantautore di strada/barbone ceko “residente” a Ragusa Ibla che chissà che fine avrà fatto. A Darwin un tipo in acido la accordò in RE aperto e mi insegnò la tecnica dello slide. Ad Alice Springs finì nella mani di un aborigeno che cantava country. A Varanasi la intinsi nel Gange. In Thailandia tutti quelli che la vedevano volevano provarla o volevano che suonassi Hotel California e invece io intonavo “Il cafè de la Pepìna”. Di aneddoti me ne vengono in mente tantissimi. Ma uno in particolare. Correva l'anno 2010. Ci trovavamo a Saintes Maries de La Mer, nella Francia meridionale in occasione della festa di Santa Sara, raduno di zingari da tutto il mondo. Dopo aver prestato la Juanita a un ciccione e laido gitano spagnolo che si vantava di essere un guitar hero ma era quasi peggio di me (a livello chitarristico, a livello estetico era proprio un cesso umano) me la ritrovai completamente scordata (e unta... va beh...) e, dato il mio avanzato stato di ebbrezza alcoolica, non riuscii più ad accordarla per suonare “Madonnina dai Riccioli d'Oro” richiestami da un gruppo di turisti milanesi (sono peggio della peste quelli, li trovi ovunque...). Mi imbestialii. Arrivai al punto di chiamarla “puttana” e prenderla a pugni. Ma dopo un'oretta fecimo la pace e fu bellissimo. Subito intonammo una bella rumba. Un'altra volta invece che feci un po' il bischero con lei fu al festival Nistoc dell'estate 2008. Ero appena rientrato dal mio lungo soggiorno spagnolo durante il quale avevo conosciuto Juanita. Fu per me una notte lisergica. A un certo punto mi dimenticai completamente di lei (che ai tempi mi portavo ovunque, anche al cesso), la gettai malamente sul prato fangoso (perché a Nistoc prima o dopo piove sempre...come a Woodstock) tra le tende e centinaia di bifolchi ubbriachi e vociferanti, per gettarmi in mezzo alla movida sotto il palco a danzare come un forsennato.
Avrei potuto riporla gentilmente da qualche parte. Invece l'abbandonai proprio lì in mezzo alla merda più putrescente per andare a spassarmela. Quando ormai la movida estrema era finita, tipo che quasi albeggiava, a girovagare rimanevamo soltanto io e il mio compagno di viaggio DR (fatta eccezione per un paio di zombi che continuavano a bere birra ininterrottamente da chissà quanti giorni, parlando ormai a sbiascichi di michiate sempre più colossali e molto poco interessanti). C'era troppo silenzio. Non sarà mica un festival questo!?! C'era bisogno di una bella rumba (camuna)! Solo allora, dopo ore dall'abbandono, mi ricordai dell'esistenza della dolce e temeraria Juanita (allora ancora molto giovane e inesperta, diciamo che quella fu una sorta di iniziazione per lei...), mia innamorata. La disperazione mi si dipinse istantaneamente sul volto.
Stavo già pensando a come avrei potuto suicidarmi senza sporcare in giro (anche perchè più di così...no!) quando mi venne la brillante idea di andarla a cercare in mezzo a quel delirio che dimorava un po' ovunque, fuori e dentro me.  Corsi su per giù per i prati melmosi (anzi, diciamo le cose come stanno... merdosi!), facendo lo slalom tra le tende, i cadaveri, le sboccate e tutta una serie di cose alquanto disgustose. La trovai poi proprio dove l'avevo abbandonata. Bella come il sole. Lustra nonostante stesse per essere inghiottita dalle sabbie mobili. Accanto a lei un ragazzo e una ragazza, forse due angeli, dormivano abbracciati, vestiti di bianco, in mezzo alla merda. Da allora non ci fu più pace per nessuno. La rumba svegliò tutti tant'è che dopo mesi, anche anni, mi capitò ancora, in giro per Brescia, di essere fermato per la strada da gente che mi diceva “Ma tu sei quello della rumba?”. Ho sempre risposto di sì e non mi hanno mai ammazzato. Quindi la rumba sotto sotto era piaciuta.
E poi in realtà non sono io quello delle rumba, è la Juanita quella della rumba.
Tutto questo per dire: BENTORNATA JUANITA!!!

Con Amore.

Carlones Kamal

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